19 Giu NECROPOLI IN ABRUZZO, UNA FINESTRA SULLE NOSTRE ORIGINI.

 

 

Il territorio frentano e l’Abruzzo in generale, sono abitati dall’Uomo sin dalla Preistoria, e, grazie alle tracce della sua permanenza siamo riusciti nel tempo a certificarlo e meravigliarci dei ritrovamenti e delle scoperte riguardo la vita di questi antichi insediamenti tribali, rese possibili dai reperti stessi.


Come scrive Amalia Faustoferri in “Prima dei Sanniti. Le necropoli dell’Abruzzo meridionale”: “L’immagine dell’Abruzzo meridionale trasmessa dalle fonti antiche è quella di un territorio sostanzialmente diviso tra due tribù di stirpe sabellica : i Frentani, che avrebbero occupato la costa, e i Sanniti (Pentri), stanziati invece nelle aree interne più meridionali dell’attuale provincia di Chieti e nella frangia meridionale dell’aquilano”.
Da diversi anni ormai, gli archeologi hanno rivolto il loro interesse verso queste tribù italiche e, in particolare, oggetto di studio sono le necropoli conservate ancora oggi in ottimo stato, al contrario dei luoghi abitati da queste popolazioni, che a causa della conquista dei romani hanno subito diverse modifiche.

 

 

I numerosi sepolcri hanno dato luce ad una varietà di oggetti dall’altissimo valore storico, quali vasi, arnesi di guerra, ornamenti preziosi, veicoli da combattimento, letti funerari con decorazioni in osso e dischi corazza, elementi caratteristici dei guerrieri italici, oltre ai resti di moltissimi individui.
Abbiamo scelto di catalogarne alcuni e parlarvene brevemente, in quanto luoghi davvero interessanti, fondamentali per le nostre origini e meritevoli di essere visitati almeno una volta.

 

Comino

Comino è una piccola località nei pressi di Guardiagrele, in cui dal 1998 sono ricominciati gli scavi archeologici, dopo i primi effettuati nel 1913 da Don Filippo Ferrari. All’interno della necropoli scoperta, con resti risalenti all’ X sec. A.C , è stata rilevata la presenza di demarcazioni territoriali, elemento di assoluta novità e sono state ritrovate pietre lavorate di forma circolare che ricordano il copricapo indossato dal guerriero di Capestrano nella scultura omonima.  Alcuni di questi reperti sono oggi conservati all’interno del Municipio.

 

 

Necropoli Comino

 

Crecchio

 

A Crecchio, è riemersa a fine 2018 la più importante necropoli mai ritrovata fra quelle riferibili ai Frentani.
Gli archeologi hanno riportato alla luce ben 100 sepolture italiche databili fra il VI il IV secolo a.C., epoca quest’ultima a cui sono riferibili alcune delle più ricche, portando alla luce numerosi e preziosi materiali.
Il ritrovamento è stato infatti definito dagli studiosi come una tra le più importanti necropoli italiche riemerse negli ultimi anni, al pari di quelle più note di Fossa (AQ) e Campovalano (TE) di cui tratteremo più avanti.
L’abbinamento di sepolture ad incinerazione, pratica quasi sconosciuta tra gli Italici in Abruzzo, con simboli stranieri come lo strigile greco, potrebbe dimostrare l’arrivo in quest’area di nuove ideologie eroiche ed atletiche, a testimoniare importanti cambiamenti culturali avvenuti dopo le Guerre Sannitiche con l’aprirsi di questi territori al mondo mediterraneo.

 

 

Necropoli Crecchio

 

Fossa

Nella necropoli di Fossa, in provincia dell’Aquila, furono trovate grosse pietre conficcate nel terreno, dette menhir, proprio accanto alle tombe, alcune delle quali composte da letti funerari con decorazioni in osso, è risalente all’età del ferro, tra il II ed il I millennio a.C..
L’antichissima area sepolcrale rinvenuta all’inizio degli anni Novanta nella piana alluvionale antistante il centro abitato odierno, nella zona compresa tra le località Casale e Cave di Pietra, non è solo una delle realtà archeologiche più importanti del territorio aquilano, ma anche un’ evidenza culturale di risonanza nazionale, grazie alle peculiarità delle sepolture in essa contenute e alla ricchezza dei corredi rinvenuti al loro interno.
La particolarità più conosciuta del sito, detto anche “piccola Stonehenge” dell’Abruzzo, sono i tumuli maschili circondati dai sopracitati menhir di altezza decrescente, il cui significato è tuttora oggetto di studio.
Il ritorno alla luce di questa necropoli è avvenuto in maniera casuale, nell’estate del 1992, durante la rimozione del terreno per la realizzazione di impianti industriali. Così ad una prima fase di indagine da parte della Soprintendenza Archeologica d’Abruzzo per verificare la reale entità della scoperta, seguirono importanti campagne di scavo durante tutti gli anni Novanta ( dal 1995 al 1999), che permisero al Dott. Vincenzo D’Ercole, di riscoprire una delle più monumentali necropoli note fino ad oggi nell’area centro-meridionale d’Italia.

 

 

Necropoli Fossa

 

 

Campovalano

Sono decine di migliaia le tombe della immensa necropoli di Campovalano, nel comune di Campli, che i Pretuzi usavano tra il 900 e il 300 a.C.: alcune di esse sono oggi visitabili, invece gli oggetti rinvenuti si possono visionare nel Museo Archeologico di Campli e nel Museo Nazionale di Chieti.

 

 

Necropoli Campovalano

 

Alfedena , Opi e Barrea

 

Tra i piccoli comuni di Alfedena, Opi e Barrea, all’interno del Museo del parco nazionale d’Abruzzo, si trova un’antica necropoli, tra le più importanti mai ritrovate per le scoperte sulle dinamiche tribali dell’epoca.

Alfedena infatti , fondata dai Sanniti, con il nome originario di Aufidena,  sorge in un’area che ospitava una vasta necropoli di epoca protostorica, portata alla luce a partire dal 1882, simile per molti aspetti agli altri due siti sangritani di Opi e Barrea. Tali similitudini hanno condotto gli storici a parlare di una vera e propria facies culturale dell’Alto Sangro.

Le circa 1.500 sepolture rinvenute sono databili in un periodo che va dal VII secolo a.C. e l’inizio del III secolo a.C., i cui reperti sono per lo più conservati presso il nuovo Museo Civico Aufidenate,  intitolato ad Antonio De Nino.

 

Necropoli Alfedena

 

Riferimenti bibliografici
AMALIA FAUSTOFERRI – Prima dei Sanniti 

 

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